Sul sito dell’Enciclopedia Treccani è da poco stata pubblicata la biografia di Emma Castelnuovo, a cura di Carla Degli Esposti e Nicoletta Lanciano.
Riportiamo qui l’indice, arricchito di qualche estratto che riguarda Emma come ricercatrice ed insegnante appassionata e tenace, anche in momenti e contesti per noi difficili da immaginare.
La famiglia
I primi vent’anni
Le leggi razziali (“… Nella cultura ebraica la scuola ha sempre avuto grande importanza e in quel frangente le comunità si organizzarono per permettere a bambini e ragazzi di continuare il percorso formativo: a Roma allestirono la scuola in una palazzina di via Celimontana e chiamarono a insegnare i professori espulsi dalle istituzioni pubbliche, dando così una parvenza di normalità a una situazione fortemente drammatica. Emma insegnò in quella scuola, aperta il 23 novembre 1938, nelle classi del liceo: i colleghi erano professori molto accreditati e come allievi aveva ragazzi poco più giovani di lei. (…)
Emma spesso si confondeva con i suoi allievi per la giovane età, l’abbigliamento e gli atteggiamenti rivoluzionari che cominciava a manifestare: una volta si ruppe la caldaia e lei incitò gli studenti allo sciopero…”)
La geometria intuitiva (“…Emma entrò in contatto con l’ambiente internazionale della ricerca didattica. Era stata reintegrata a scuola, ma vedendo i suoi allievi ‘spenti’, indagò su modalità e contenuti che li potessero far appassionare alla matematica e gliela rendessero amica(…)L’uscita di questo testo segnò l’inizio dell’affermazione di uno spirito rivoluzionario nell’insegnamento della geometria in Italia e non solo. Lei stessa lo definì spesso un libro «pazzesco» (L’officina matematica, 2008, p. 38), perché rovesciava il punto di vista: non si partiva più da enti astratti, punto, retta piano, ma da oggetti matematici concreti in movimento, la cui osservazione avrebbe sollecitato l’intuizione dell’allievo fino a fargli formulare ipotesi e scoprire le proprietà delle figure, stimolando spirito critico e creatività.
Era già una ricercatrice che proponeva alternative ai modelli didattici dell’epoca e le testava sul campo: non abbandonò mai l’insegnamento nella scuola pubblica come impegno culturale di ampio respiro democratico, convinta che quello fosse il luogo privilegiato per una sperimentazione efficace, per il suo lavoro di ascolto e valorizzazione degli allievi, di attenzione ai loro errori ma soprattutto alle loro intuizioni potenti…”)
I rapporti internazionali (“…Ebbe molti rapporti anche con i paesi dell’America Latina e, come spesso nella sua vita, gli incontri di tipo professionale, se accompagnati da accordo sul valore etico e politico del lavoro a scuola, divennero amicizie solide. Andò più volte in Messico, in Venezuela, in Costarica, a San Salvador. In Argentina il suo legame più forte fu con Silvana Sandri, fuggita dal Friuli con la famiglia antifascista e insegnante nella Escuela de Educación Fisherton, dove negli anni Sessanta lavorava per favorire l’integrazione, educare alla libertà e alla convivenza tra le varie etnie: si conobbero a Rosario, dove Emma si era recata su invito dell’Università….”)
La divulgazione del metodo (“…Punti di forza del metodo sono: la continuità del movimento, ottenuta con spaghi, elastici e bacchette articolabili; l’uso dei controesempi e dei casi duali; l’esplicitazione dei casi limite in ragionamenti in cui entrano in gioco l’infinito, lo zero, l’uno e gli infinitesimi…”)
I libri di testo (“…Dopo la pubblicazione di Geometria intuitiva, Emma Castelnuovo completò la sua opera con il testo I numeri, sempre edito da La Nuova Italia: anche qui le definizioni e le regole non precedevano la possibilità di interrogarsi, di pensare e fare scoperte da parte dei ragazzi. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 1979, chiamò a collaborare alla stesura delle ulteriori edizioni, fino a quella del 2005 con espansione web del 2011, Carla Degli Esposti e Paola Gori laureate con un tirocinio nelle sue classi e insegnanti nella scuola media. Le pareti della sua casa erano tappezzate da librerie con volumi in due, tre file, appoggiati uno sull’altro e anche sull’imponente scrivania che troneggiava nel salotto. Mentre scriveva i testi per la scuola consultava libri d’arte, di medicina, di architettura, di botanica, di storia antica e moderna. In modo del tutto originale chiamava ‘problemi’ alcuni particolari esercizi, intendendo situazioni problematiche complesse che partivano da un’esperienza concreta, da una trasformazione geometrica per poi aprire lo sguardo sulla realtà attraverso un percorso di ricerca fatto dagli allievi nel corso del triennio. Dedicava attenzione particolare al linguaggio e si rivolgeva direttamente ai ragazzi. Il testo che per anni si è chiamato La via della Matematica segnava un percorso coerente per una matematica fatta con materiale concreto e povero, che ragazzi di tutti i ceti sociali potessero realizzare: una matematica democratica...”)
Le esposizioni di matematica (“… Nel 1971 Castelnuovo fu la prima insegnante in Italia a organizzare una esposizione, con i 171 alunni della scuola media Tasso, e ripeté l’iniziativa nuovamente nel 1974 (…)Tra il 1978 e il 1983 Castelnuovo andò più volte in Niger, uno dei paesi più poveri del mondo, chiamata da Annie Berté, un’amica e collega francese. Invitata dall’IREM (Institut de recherche sur l’enseignement des mathématiques) e in seguito inviata dall’Unesco, lavorò non solo con insegnanti, ma anche con i ragazzi di Niamey e delle province di quel Paese, in cui le intelligenze erano schiacciate dal metodo astratto imposto dai francesi. Al suo rientro scrisse lettere di denuncia di tutto ciò che aveva osservato e che a suo avviso era molto grave: «non si pensa mai abbastanza che delitto sia non dare spazio e possibilità alle straordinarie intelligenze dei ragazzi africani» (L’officina Matematica, 2008, p. 157).
Gli ultimi vent’anni (…Nel 2002, pur continuando a fare conferenze in Italia e in Europa, soprattutto in Spagna, convocò un gruppetto di amici per un compito importante: tenere viva la sua scuola didattica. Ebbe inizio da allora L’Officina Matematica di Emma Castelnuovo, un laboratorio residenziale di tre giorni presso la Casa-laboratorio di Cenci (Amelia) gestita da Franco Lorenzoni, maestro elementare, suo ex allievo…)
Opere
Fonti e Bibliografia
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